La cavitazione è un trattamento estetico che sfrutta le onde ultrasonore per la distruzione delle cellule adipose – gli adipociti – localizzate sul nostro corpo. A scatenare questa reazione è la creazione di microbolle (cavità) che contengono vapore, ottenute da un cambiamento di pressione dei liquidi che si scontrano con i gas pressori. Una reazione efficace che dà ottimi risultati nella lotta degli inestetismi localizzati su cosce e glutei, quali ad esempio cellulite e pelle a buccia d’arancia. Non tutti sanno però che questo tipo di macchinario, anche noto come radiofrequenza, andrebbe utilizzato con particolari avvertenze soprattutto in alcuni casi che staremo qui ad elencare.
Cavitazione, a cosa serve
La sua particolare efficacia è riconosciuta nel riduzione o l’eliminazione della cellulite, semplice e fibrosa, nonché le panniculopatie adipose localizzate: onde ultrasoniche della cavitazione – in questo caso, lipocavitazione – crea un campo in grado di generare delle micro bolle che implodono fino a far sparire gli inestetismi, come per il processo dell’ebollizione dell’acqua. A differenza dell’ebollizione, però, nella cavitazione la pressione del liquido, anziché salire, scende improvvisamente, mentre la temperatura e la tensione di vapore restano costanti. Lo scioglimento dei grassi avviene sostanzialmente grazie a effetti termici, micromeccanici e di cavitazione che liberano i trigliceridi, rompendo il tessuto adiposo.
Le zone del corpo su cui può essere utilizzato il trattamento cavitazionale sono le seguenti:
- Addome
- Fianchi
- Braccia
- Polpaccio
- Cosce
- Ginocchia
- Glutei
Il trattamento prevede normalmente un ciclo di 6 sedute con localizzazione concordata. I primi risultati sono già visibili dopo i primi trattamenti, ma è fondamentale dopo ogni trattamento di cavitazione avviare un’azione di attivazione metabolica.
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